“Andiamo in riva al mare, ci aspetta una sirena” : Paolo Zicconi ed i suoi cantautori

Storia della canzone d’autore italiana vol.1” l’Associazione Materia Grigia ha fatto centro con i musicisti e l’interpretazione dei testi a cura di Pierluigi Alvau

Il palazzo di città di Sassari, che molti ancora chiamano Il teatro civico, ha sfidato il freddo inusuale riscaldandoci all’inizio di questo anno nuovo, con musica e poesia, in una parola arte.

“Storia della canzone d’autore italiana vol.1” si chiama lo spettacolo di e con Paolo Zicconi, cantante lirico e ottima voce per reinterpretare ottime canzoni, insieme ad una ensemble d’eccezione con il veterano della musica d’autore Marcello Peghin alle chitarre ed i giovani ma già provetti musicisti : Sergio Intelisano alla batteria e percussioni, Stefano Oggiano al basso elettrico, Antonio Fortunato alle chitarre.

Se nel Medio Evo i Trovatori erano musicisti di corte le cui ballate e canzoni, senza musica, sono arrivate fino a noi come testi di pura poesia, oggi non è sbagliato riconoscere in certi cantautori la medesima funzione poetica, la medesima tensione e bravura letteraria.

E’ in questa prospettiva che deve essere letto e ascoltato il concerto di Paolo Zicconi non a caso accompagnato anche dalle interpretazioni di Pier Luigi Alvau, attore e poeta catalano-algherese che da oltre dieci anni anima la vita culturale cittadina con i suoi “Lunedì con la poesia” in cui recita i poeti vivi e non di tutto il mondo.
Paolo Zicconi ci ha così regalato la voce, la musica e le parole di Sergio EndrigoGiorgio Gaber, Fabrizio De Andrè e il meno noto ma bravissimo Piero Ciampi riservando il bis di chiusura all’amato Luigi Tenco cui  ha dedicato un intero spettacolo e un CD di successo. Proprio nell’interpretazione di “Ciao amore ciao”, sorprendentemente “roccheggiata” dai musicisti,  abbiano potuto ammirare la  professionalità della voce di Paolo Zicconi che mostrava la medesima potenza e chiarezza come se non avesse tenuto banco per circa due ore di spettacolo ininterrotto.  

Ogni autore è stato introdotto da Zicconi che ne ha contrappuntato la presenza nel panorama musicale italiano e ne ha raccontato anche episodi collegati giustamente anche al mondo letterario, come la canzone “Il merlo” di Piero Ciampi che abitava a Roma vicino a Moravia il quale fui realmente infastidito dal fischio di quell’uccello; oppure “Una storia sbagliata” di Fabrizio De Andrè che è dedicata a Pier Paolo Pasolini e tratta della tragica scomparsa del poeta avvenuta nel 1975.

Paolo Zicconi ha messo in scena uno spettacolo di musica e cultura padroneggiando perfettamente la vocalità e l’interpretazione musicale dei testi, dimostrando una preparazione pluridecennale da cantante lirico professionista.

Ma non solo. Si muove sul palco con perfetta disinvoltura creando un effetto finale di grande sobrietà ed eleganza dovuta anche alle luci ben equilibrate nella cangiante sonorità dei colori, dal blu iniziale al rosso al verde al turchese…

Lo spettacolo è stato certamente un omaggio riuscito ai grandi cantautori italiani e si deve al coraggio di Paolo Zicconi avere scelto nel repertorio di quei musicisti, soltanto alcune canzoni note, da cantare tutti insieme, magari a bassa voce. La maggior parte delle canzoni interpretate infatti appartengono alle stagioni meno note dei cantautori,m spesso al loro tramonto…,

Paolo Zicconi con un inatteso intermezzo geografico-culturale ci ha fatto riflettere sui come la Liguria, regione di nascita di molti grandi cantautori, da De Andrè a Bruno Lauzi, da Baccini a Luigi Tenco, sia confinante con la Francia da cui provenivano gli antichi Trovatori e nel nostro recente passato, i grandi interpreti come Jacques Brel. E del cantautore belga vissuto a Parigi, Zicconi ha cantato un testo in lingua francese  prima proposto nell’ottima e convincente interpretazione italiana di Pierluigi Alvau.

A sorpresa, ma perfettamente in linea con l’eleganza e la novità di tutto lo spettacolo, l’ultima canzone è di Domenico Modugno, cantautore normalmente non ricordato nella schiera dei colleghi più “intellettuali”:  “Vecchio frak” che, ricorda Zicconi, Modugno amava chiamare “L’uomo in frak” e che considerava la sua canzone preferita.

Neria De Giovanni

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Storia della canzone italiana vol. 1 La forza delle parole winter edition

Venerdì 2 al Teatro Civico di Sassari “La forza delle parole: winter edition”, Paolo Zicconi, Marcello Peghin, Sergio Intelisano, Stefano Oggiano, Antonio Fortunato in “Storia della canzone italiana vol. 1” tra Endrigo, De Andrè, Ciampi e Gaber.

Dopo il recital monografico dedicato interamente alla musica e alla poetica di Luigi Tenco, premiato dal successo in diverse date teatrali e dal varo di un bel CD dedicato allo stesso artista, questa volta Paolo Zicconi propone nell’ambito della rassegna- “La Forza delle Parole Winter Edition” organizzata dall’associazione materia grigia – un viaggio tra i cantautori del decennio 1960/70. Un percorso che vuole essere un omaggio a chi ha gettato le basi della canzone d’autore in Italia, e a chi, a tutt’oggi ne rappresenta per molti aspetti il volto migliore, più autentico, più poetico nella sua spontaneità. Una poesia diretta, priva di fronzoli, essenziale. Una nuova poetica musicale e letteraria che parte dalla Francia e che arriva a Genova, culla ideale dei primi cantautori. A Genova, tra gente di mare di varie etnie e culture, inizia l’avventura dei cantautori italiani. Lì Gino Paoli, Luigi Tenco, e poco dopo Fabrizio De Andrè, iniziano a proporre una musica nuova, con testi nuovi, che esprimono l’amore in modo diretto e guardano al sociale. Con loro si incontra Sergio Endrigo, profugo istriano, che si riconosce nella stessa matrice, quella dell’esistenzialismo. Sulla scia di quella esperienza a Milano Giorgio Gaber e a Livorno Piero Ciampi fanno la loro proposta artistica, a volte incline all’astratto e assurdo. Pressoché immediato il successo di Gaber, problematico quello di Ciampi che, tra tutti, ha avuto la vita più avventurosa e, ingiustamente, il riconoscimento di pubblico minore rispetto ai già citati colleghi nonostante oggi molti lo considerino il più geniale tra i nostri cantautori. Gaber, archiviata la canzone come opera a se stante, inizia quel percorso del teatro-canzone che farà di lui , in italia, l’epigono di questo genere. Cantori tutti di amori visti con l’occhio reale, quotidiano, di chi ha, in due decenni, . Ma anche messo a nudo i disagi sociali e quei comportamenti che spesso hanno incrinato non solo l’immagine ma anche la condizione politica ed economica del nostro paese.
Paolo Zicconi, per l’occasione, riguardo la parte strumentale attinge al mondo del rock , jazz e funky e si presenta con una formazione giovane: Sergio Intelisano alla batteria e percussioni, Stefano Oggiano al basso elettrico, Antonio Fortunato alla chitarra. Con loro , la classe di una punta di diamante del chitarrismo sardo, Marcello Peghin che ultimamente affianca spesso Paolo Zicconi nei suoi concerti. Parteciperà anche Pier Lugi Alvau che leggerà alcuni testi delle canzoni.
L’iniziativa è patrocinata dal Comune di Sassari – Assessorato alle Culture e rientra nel calendario degli eventi “Natale a Sassari”

Link rassegna stampa

http://notizie.sassarinews.it/

 http://www.antas.info/

La forza delle parole: Giorgio Gaber e il teatro canzone.

Spettacolo conclusivo del laboratorio teatrale “Università e Teatro” dell’associazione culturale “materia grigia”.
Venerdì 28 Giugno alle ore 21.00, al Teatro Il Ferroviario di Sassari, termina la prima parte del laboratorio teatrale “Università e teatro”, organizzato dall’associazione culturale “materia grigia”, con la messa in scena dello spettacolo “Giorgio Gaber e il teatro canzone.”
L’iniziativa, giunta alla sua ventiseiesima edizione, è rivolta principalmente agli studenti dell’Università degli Studi di Sassari che, da gennaio hanno sperimentato tecniche di animazione teatrale sul palco del Ferroviario, diretti dal regista Pier Paolo Conconi. 
Il tema dello spettacolo conclusivo del laboratorio teatrale quest’anno è rappresentato dal Teatro – canzone di Giorgio Gaber. Il soggetto è stato scelto in occasione del decennale della morte del grande artista milanese ed è inserito nella rassegna La forza delle parole dedicata proprio a Giorgio Gaber.
L’iniziativa, sostenuta dalla Fondazione Gaber, è organizzata dall’associazione “materia grigia” in collaborazione con la Compagnia Teatro ”La Botte e il Cilindro”, la Libreria Internazionale ”Koiné”, i “Bertas”, “La Camera Chiara” e il Circolo “Il Vecchio Mulino” e con il contributo dell’Ersu, Università degli Studi di Sassari, Comune di Sassari Assessorato alle Culture, Provincia di Sassari, Fondazione Banco di Sardegna e Regione Sardegna.

L’elastico

LA FORZA DELLE PAROLE “DA TENCO A GABER”.

L’elastico

Concerto con Andrea Desole, Uccio Soro, Peppino Anfossi, Andrea Lubino, Gabriele Desole

Martedì 25 Giugno alle ore 21 al teatro Il ferroviario di Sassari prosegue con il concerto “L’elastico” la rassegna “La Forza delle Parole: Da  Tenco a Gaber” organizzata dall’associazione culturale “materia grigia”. Protagonisti della serata saranno Andrea Desole (voce), Uccio Soro (chitarra), Peppino Anfossi (violino), Andrea Lubinu (batteria, percussioni) e Gabriele Desole (basso elettrico) che eseguiranno un concerto tributo al grande artista milanese. Nel progettare questo concerto gli artisti hanno optato per una rilettura originale che tende  a distaccarsi dalle peculiarità inimitabili di Giorgio Gaber. Allo stesso tempo questa rivisitazione cerca di raccontare Gaber in modo esauriente, passando attraverso le diverse stagioni che lo hanno visto protagonista sui teatri italiani, mantenendo sempre l’anima popolare del suo sentire, nutrendosene dal fondo e sino in fondo. Appare così da questa rilettura un autentico amante della canzone, uno scrittore innamorato di canzoni. Prima del concerto i  Nasodoble presenteranno  il loro primo videoclip con la canzone “Dall’altra parte del cancello” di Giorgio Gaber, tratta dal disco “Perigolosi”. Protagonisti sono l’attore comico Michele Manca e il pianista degli Area Patrizio Fariselli, con la partecipazione del piccolo Emilio, mentre la regia è di Roberto Achenza.

Il brano risale al 1973 e fa parte dell’album “Far finta di essere sani”, tratta il tema della normalità e della salute mentale attraverso l’allegoria del CANCELLO come limite sottile ma invalicabile, come mezzo di cancellazione dell’identità e dell’esistenza dell’individuo e come elemento di ambiguità nella rappresentazione del dentro e del fuori, della salute e della malattia, della normalità e della follia.

L’iniziativa sostenuta dalla Fondazione Gaber è organizzata dall’associazione “materia grigia” in collaborazione con la Compagnia Teatro ”La Botte e il Cilindro”, la Libreria  Internazionale ”Koiné”, i “Bertas”, “La Camera Chiara” e il Circolo “Il Vecchio Mulino”.

I Bertas cantano Gaber

La forza delle parole “Da Tenco a Gaber”. Bertas: Giorgio Gaber: le canzoni d’amore

Venerdì 21 giugno alle ore 21.00 al teatro Il ferroviario di Sassari I Bertas presentano il loro ultimo progetto musicale dedicato alle canzoni di amore di Giorgio Gaber. L’evento musicale, insieme alle prove aperte del 19 e 20 Giugno, è inserito nella rassegna “La Forza delle Parole: da Tenco a Gaber”, organizzata dall’associazione culturale “materia grigia” con il sostegno della Fondazione Gaber. Accompagnati da Giacomo Serreli, giornalista e attento conoscitore di Giorgio Gaber e della sua opera, i Bertas condurranno così gli spettatori attraverso un percorso di parole e musica che farà riscoprire alcune delle canzoni più intense dell’artista milanese, che oltre l’impegno ha nel suo repertorio numerosi brani sul tema dell’amore.  Oltre l’associazione “materia grigia” Collaborano alla realizzazione della rassegna “LA FORZA DELLE PAROLE”, la Compagnia Teatro ”La Botte e il Cilindro”, la Libreria  Internazionale ”Koiné”, gli stessi “Bertas”, “La Camera Chiara” e il Circolo “Il Vecchio Mulino”.

Bertas.

Nati nel 1965, sassaresi, hanno conosciuto, in quegli anni felici, i primi posti delle classifiche discografiche di vendita con Fatalità e, più tardi, Dondolo. Una volta affrancatisi dal tracciato loro assegnato, e sacrificati i buoni rapporti con le major, tornati in Sardegna hanno, per primi, liberato la lingua sarda dalle costrizioni del folklore, accostando innovazione e tradizione, o dall’uso parodistico e scherzoso, per aprirle le strade della musica leggera. Così, negli anni settanta, hanno riassaporato il successo con Badde Lontana. Da allora una lunga sequenza ininterrotta di concerti (oltre tremila) e decine di lavori discografici e progetti musicali e culturali. Dalle collaborazioni con le Corali Polifoniche ai Gruppi da Camera, dai Teatri alle Cattedrali. Una stagione significativa che ha avuto una svolta a partire dal 1993, anno cardine di una sorta di rifondazione, con l’album Amistade e con Como Cheria. Una stagione fortunatamente ancora non terminata, specialmente grazie all’affetto del pubblico.

 www.bertas. org

Bertas

Mario Chessa: pianoforte, tastiere e voce

Carlo Costa: basso elettrico e voce

Enzo Paba: chitarre e voce

Marco Piras: chitarre

e i loro amici

Franco Castia: vocalist

Fabrizio Loriga: batteria

Daniele Manca: pianoforte e tastiere

Maria Rosaria Soro: vocalist

Enrica Virdis: vocalist

Mostra di pittura Percorsi Paralleli

La Forza delle parole “Da Tenco a Gaber”. Mostra di pittura Percorsi Paralleli.

Venerdì 14 giugno alle ore 18.00 alla sala espositiva del Palazzo della Frumentaria di Sassari, si inaugura la mostra di pittura Percorsi Paralleli di Maria Vittoria Conconi e Laura Stara.
L’iniziativa aperta al pubblico fino al 21 giugno, è patrocinata dal Comune di Sassari Assessorato alle Culture e Turismo e si inserisce nell’ambito della rassegna La Forza delle parole “Da Tenco a Gaber”, organizzata dall’associazione culturale “materia grigia”.

Orario: dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20. Tutti i giorni escluso il lunedì.

Maria Vittoria Conconi 

Nasce a Sassari, dove vive e lavora. Si laurea in Scienze Politiche e, parallelamente, sviluppa una particolare passione per le arti, fra cui in particolare il disegno. Il suo percorso artistico inizia come autodidatta, con l’utilizzo di diverse tecniche di pittura.Interessata alla musica e alla canzone d’autore italiana, realizza dipinti sui personaggi e titoli del repertorio musicale “Da Tenco a Gaber”. Fra il 2007 e il 2012 ha esposto in diverse mostre personali, tra cui “Tenco, le donne e la musica” a Milano e Rescaldina (MI) e “I fiori di ieri” a Sassari. Ha partecipato, inoltre, a collettive organizzate dalla Fidapa e dal Comune di Sassari e alla collettiva “Donne in Aiacciu”, presso il Lazaret Ollandini Musée Marc-Petit di Ajaccio
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Laura Stara

Vive e lavora a Sassari. Il suo percorso artistico inizia da autodidatta vent’anni fa. Partecipa a numerose mostre collettive e rassegne d’arte regionali e nazionali, ottenendo premi e riconoscimenti critici. Nel 2001, una sua opera con un accenno di autobiografia viene pubblicata nell’edizione “Arte Italiana dal Novecento ad oggi.” Sue opere fanno parte di collezioni private.

La forza delle parole “Da Tenco a Gaber”.

“Da Tenco a Gaber: il teatro-canzone”. Incontro con lo scrittore Mario Dentone. Intermezzi musicali a cura della “Collezione Gaber” con Luca Imperio, Marco Pintus, Michele Garofalo, Paolo Carta Mantiglia, Riccardo Pintus.

Mercoledì 12 giugno alle ore 20.00 al teatro Il ferroviario di Sassari, continua con successo la rassegna La Forza delle parole 2013, organizzata dall’associazione culturale “materia grigia”, con l’incontro dal titolo “Da Tenco a Gaber: il teatro – canzone”. Parteciperà lo scrittore ligure Mario Dentone, autore di numerosi romanzi, fra cui “Il padrone delle onde” ed. Mursia vincitore del premio Marincovich, di saggi biografici e testi teatrali dedicati a Luigi Tenco, e curatore del corso “Tenco e Gaber, dalla canzone poesia al teatro – canzone” presso l’Università di Genova, con la quale collabora da anni.

L’incontro, moderato da Paolo Zicconi, sarà un’occasione per fare un excursus sul teatro – canzone da Tenco a Gaber e sarà arricchito da intermezzi musicali a cura del progetto “Collezione Gaber” con Luca Imperio, Marco Pintus, Michele Garofalo, Paolo Carta Mantiglia e Riccardo Pintus.

Collaborano alla realizzazione dell’iniziativa, la Compagnia Teatro ”La Botte e il Cilindro”, la Libreria  Internazionale ”Koiné”, i “Bertas”, “La Camera Chiara” e il Circolo “Il Vecchio Mulino”. 

Mario Dentone

Nato a Chiavari nel 1947, è cresciuto a Riva Trigoso e vive a Moneglia. Ha collaborato con la facoltà di Scienze della Formazione dell’ Università di Genova. Ha pubblicato varî romanzi: Equilibrio (1981, vincitore del premio “Rapallo Prove”), Al Mattino Era Notte (1983), Donna di carta velina (1988), Il gabbiano (1995), La Badessa di Chiavari (2007, messo in scena nel 2009 a Savona e su varie piazze, per la regia di Daniela Balestra; nel 2008 al romanzo è stato assegnato il primo premio assoluto “Il Maestrale” per la narrativa edita), Il padrone delle onde (2010, edito da Mursia; esaurito e ristampato dopo solo due mesi dall’uscita, oggi è alla seconda edizione e nona ristampa), Il cacciatore di orizzonti (settembre 2012, secondo romanzo della trilogia di Geppin Vallaro, il protagonista de “Il padrone delle onde”). Non mancano racconti e saggi pubblicati su riviste culturali, relazioni a convegni letterari e conferenze. Ricordiamo il volume di racconti La prima spiaggia (2007) e il saggio biografico Luigi Tenco – Per la testa grandi idee (2008). Da alcuni anni alterna l’attività narrativa con quella teatrale. Ha, infatti, pubblicato diversi testi, fra cui: Ho sentito cantare un angelo (1990, già rappresentato parzialmente a Genova e dedicato a Nicolò Paganini), Una prigione di vetro (1994, dedicato a Luigi Tenco, in scena a Genova e altrove nel 1997 e rimesso in scena nel 2007), Monsieur Proust (1998, anch’esso rappresentato parzialmente), Un grido taciuto (1999, su Cesare Pavese), Una notte da papa(2001, su Adriano V Fieschi, in scena con successo nelle stagioni 2005-2006), Chi ha vissuto la mia vita? ( 2005, su Luigi Pirandello, messo in scena nel 2009 a Campobasso per la rassegna Molise in teatro dal Gruppo Maschere Nude “Amici del Teatro Pirandelliano”, per la regia di Domenico Oriente), Anche il cielo è caduto (2007, atto unico sul crollo delle Torri Gemelle), La porta aperta (2010, atto unico), Gli occhi (2012, atto unico).  Il testo teatrale su Paganini è stato tradotto per l’Università Bulgara, mentre presso l’Università di Genova sono state discusse due tesi di laurea sul suo teatro e una tesi sui suoi romanzi, tutte con relatrice Graziella Corsinovi che nell’anno 2005-2006 ha anche tenuto un affollato corso monografico sempre sul teatro di Dentone.

Tradivaria

La forza delle parole “Da Tenco a Gaber”.

 “Tradivaria”.

Spettacolo della rassegna “Cartellone” de La Botte e il Cilindro con Roberto Maria Desiato e Salvatore Delogu.

Domenica 26 maggio alle ore 21.00 al teatro Il ferroviario di Sassari, prosegue la rassegna La Forza delle parole “Da Tenco a Gaber” organizzata dall’associazione culturale “materia grigia” con la presentazione di “Tradivaria”, spettacolo della rassegna “Cartellone” de La Botte e il Cilindro, con il  flautista/cantante napoletano Roberto Maria Desiato, e il chitarrista Salvatore Delogu. Lo spettacolo è dedicato alla figura del cantastorie, che si spostava di città in città raccontando alle persone riunite nelle piazze una storia o un fatto realmente accaduto, con l’aiuto del canto e spesso di cartelloni in cui erano raffigurate le scene salienti del racconto. Il concerto si chiuderà con un omaggio a Giorgio Gaber.

L’iniziativa è organizzata dall’associazione “Materia Grigia” in collaborazione con la Compagnia Teatro ”La Botte e il Cilindro”, la Libreria  Internazionale ”Koiné”, i “Bertas”, “La Camera Chiara”, il Circolo “Il Vecchio Mulino”.

Materia grigia è un’associazione culturale e universitaria, che opera in città in collaborazione con l’Università degli Studi di Sassari, l’Ersu, Comune di Sassari Assessorato alle Culture, Provincia di Sassari, Fondazione Banco di Sardegna e Regione Sardegna. Dal 1990 organizza ogni anno il laboratorio “Università e Teatro”. Dal 2010 organizza la rassegna “La Forza delle Parole”.

Canta/storie dal Medioevo a De Andrè

Duo Tradivaria

Roberto Maria Desiato voce, flauti, percussioni

Salvatore Delogu chitarra, percussioni

Angela Miele note introduttive

musiche di A. Branduardi, F. De Andrè, E. Bennato, R. De Simone, R. Grano, R. Duprè, F. Doppler,

illustrazioni di Roberto Maria Desiato, Angela Miele, Sara Porcu

Presentazione

Canzoni antiche e moderne illustrate da cartelloni realizzati appositamente per la serata, brani strumentali, poesie, improvvisazioni, sono gli ingredienti di Canta/Storie dal Medioevo a De Andrè ispirato a una figura tradizionale della letteratura orale e della tradizione popolare: il Cantastorie. Il recupero della comunicazione umana reale a dispetto di quella virtuale imperante, è l’idea di base di questo progetto musicale e del programma costruito ad hoc intorno al mondo dei cantastorie. Brani della tradizione dei cantastorie La Baronessa di Carini nella versione resa celebre da Gigi Proietti (chi non ricorda, nell’omonimo sceneggiato, la mano insanguinata della Baronessa, impressa su un muro del Castello di Carini dove fu uccisa dal padre il 4 dicembre del 1563?), e Il Brigante Musolino (conosciuto come u rre dill’Asprumunti , visse a cavallo tra l’ottocento e il novecento. Autore di numerosi delitti, è una figura assai controversa tra l’eroe è il vile assassino. Le sue vicende ebbero eco su tutti i giornali italiani, ispirarono poeti, come Pascoli che gli dedicò un’ode incompiuta,  registi e musicisti. Brani strumentali medievali, in ricordo delle origini trobadoriche del cantastorie: Tre fontane (ballata anonima del XIV sec.). o  di congiunzione tra le storie: la Fantasia Ungherese di Franz Doppler (1821-1883) compositore e flautista austriaco (dal sapore rom, in omaggio al carattere itinerante dei cantastorie) e Alegria (1995 – il celebre brano di René Duprè, compositore ufficiale del Cirque de Soleil, oltre a dare il nome allo spettacolo più conosciuto del grande circo di mimi acrobati e giocolieri è anche famoso per essere la sigla del programma televisivo Ballarò). Brani della tradizione partenopea: Nascett e ‘miezz’ ‘o mare (la storia di Napoli raccontata in musica e versi da Roberto De Simone, classe 1933, regista teatrale, compositore e musicologo napoletano), Lo Guarracino ( canzone napoletana al ritmo di tarantella di un autore ignoto del ‘700, che narra una divertente vicenda di amori e liti tra pesci e nella quale sono enumerati i nomi di numerosissime varietà ittiche), ‘A livella (la poesia di Totò più conosciuta. Scritta nel 1953 e tradotta in numerosi dialetti italiani e lingue straniere, è una metafora sull’uguaglianza tra gli uomini) e Brigante se more (antico grido di battaglia che esprime lo stato d’animo del popolo del sud nel periodo successivo all’unità d’Italia. Fu ripreso da Eugenio Bennato, con il gruppo Musicanova, nella colonna sonora dello sceneggiato del 1978 L’eredità della Priora ). Brani dei due poeti-menestrelli della canzone italiana: De Andrè e Branduardi: del primo: Dolcenera ( canzone onirica sulla solitudine, scritta per l’alluvione di Genova del ’70, è stata scelta proprio in ricordo delle alluvioni che hanno flagellato l’Italia lo scorso novembre) e La ballata di Michè ( la prima canzone che ha scritto De Andrè, nel 1961, narra di Michè suicida in prigione dove era stato rinchiuso per aver ucciso chi voleva rubargli Marì. Una vicenda cruenta e delittuosa in pieno stile dei cantastorie). Del secondo Le confessioni di un malandrino (canzone capolavoro di Branduardi musicata nel 1975 sulle parole di Confessioni di un teppista, lirica scritta nel 1920 del poeta russo Sergej Esenini). I brani, ricchi di riferimenti storici e letterari, saranno introdotti da delle note a cura di Angela Miele, direttrice artistica dell’Associazione Culturale Euterpe, docente di pianoforte nelle SMIM. Le illustrazioni sono state ideate e disegnate dal flautista Roberto Maria Desiato  e  dipinte su grandi tele (cm 138 x 110) da Angela Miele con la collaborazione della giovane studentessa Sara Porcu autrice delle vignette di uno dei cartelloni.

Il concerto si chiuderà con un omaggio a Giorgio Gaber.

“Se ci fosse un uomo: gli anni affollati del signor Gaber”

La forza delle parole “Da Tenco a Gaber”: 

“Se ci fosse un uomo: gli anni affollati del signor Gaber” Un itinerario fra i pensieri e le parole del signor G con Giulio Casale.

Sabato 18 Maggio, alle ore 21.00, al Vecchio Mulino in via Frigaglia n.5 a Sassari, prosegue la rassegna “da Tenco a Gaber” La Forza delle Parole 2013, con la presentazione di  “Se ci fosse un uomo: gli anni affollati del signor G” Un itirenario fra i pensieri e le parole del signor G con  Giulio Casale .

Il cantautore, attore, scrittore,  estraordinario interprete della complessa arte del teatro-canzone già leader del gruppo rock Extra, proporrà un excursus di canzoni italiane da Luigi Tenco a Giorgio Gaber, del quale ha recentemente portato in scena nei maggiori teatri italiani lo spettacolo “Polli di allevamento” di Giorgio Gaber e Sandro Luporini premiato come miglior atto di prosa del 2007 con il Premio Enriquez.

L’incontro, organizzato dall’associazione “Materia Grigia” in collaborazione con la Compagnia Teatro ”La Botte e il Cilindro”, la Libreria Internazionale ”Koiné”, i “Bertas”, “La Camera Chiara” e il Circolo Culturale Enogastronomico Arci “Il Vecchio Mulino”, sarà anche l’ultimo appuntamento della rassegna “MusicaNarrante”, proposta dal Vecchio Mulino, che ha portato alcuni degli esponenti di spicco della Musica d’Autore Italiana quali Giancarlo Onorato (ex Underground Life), accompagnato dal talento italiano Guido Maria Grillo e dalla pianista jazz Meg Russo, e Stefano Giaccone (ex Franti e Kina) accompagnato dalla cantante jazz Giovanna Mais.

 

Giulio Casale (Treviso, 1971) è figura pressoché unica nel panorama culturale italiano: attore, scrittore, cantautore, straordinario interprete della complessa arte del teatro-canzone. Negli anni Novanta è protagonista della scena musicale quale leader del gruppo rock Estra, con cinque album all’attivo. Nel 2000 pubblica il libro di poesie “Sullo zero”. Al disco omonimo che ne documenta il reading dal vivo vengono assegnati il Premio Mariposa (2002) e la Targa Premio Grinzane Cavour (2003).

Nelle stagioni teatrali 2006/2008 propone nei teatri italiani “Polli di allevamento” di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, spettacolo premiato come miglior atto di prosa del 2007 con il Premio Enriquez (Sirolo, AN). Ha elaborato drammaturgicamente i testi di Mario Capanna sul ’68 per lo spettacolo Formidabili quegli anni, da lui stesso interpretato, che ha debuttato con straordinario successo al Teatro Strehler di Milano nella primavera del 2008 e nel 2009 i diari di Nanda Pivano, cui aveva lavorato prima della sua scomparsa, per lo spettacolo “La canzone di Nanda”. “Intanto corro” (Garzanti, 2008) è la sua prima opera narrativa. È traduttore dei testi di Jeff Buckley (Dark Angel, 2007).

Il “live confindenziale” che proporrà nei locali del Vecchio Mulino sarà un occasione unica per condividere emozioni “a breve distanza”, l’artista che diventa uomo, il pubblico che si fa persona, in uno scambio reciproco di energia e umanità.

In scaletta i brani dell’ultimo disco “Dalla parte del torto”, alcune cover e molte sorprese. Ogni spettacolo per Giulio è un nuovo incontro poetico, mistico, affascinante, ogni incontro altra vita. E via: assecondando la (sua) metamorfosi.

Posti limitati, per info e prenotazioni: 079/4920324 – 3393407008.

Rassegna stampa: Alghero EcoSardegnaMarenostrum, BuongiornoAlghero, Sardegnaeventi,

“Qualcuno era comunista”

La forza delle parole “Da Tenco a Gaber” 

“Qualcuno era comunista ” Incontro con Luca Telese. Interventi musicali a cura di Andrea Desole.

Lunedì 13 maggio alle ore 20.00 al teatro Il ferroviario di Sassari, prosegue la rassegna La Forza delle parole “Da Tenco a Gaber” curata dall’associazione  culturale “materia grigia”.

Sarà presente il giornalista e scrittore Luca Telese che parlerà del suo libro “Qualcuno era comunista”, quasi ottocento pagine a raccontare la commedia umana, prima che politica, che travolse il comunismo italiano sotto la frana del muro di Berlino. La presentazione sarà arricchita dagli interventi musicali di Andrea Desole.

29 maggio 2009

Qualcuno era comunista

 “Povero Achille, che notte dura. Ci sono le stelle, tante da far paura. Ah Tortorella! Raccontami ancora la favola bella. Ah, Ingrao! Raccontami ancora dello Zio Mao”. È nei versi di un anonimo pasquino, distribuiti di notte sulle sedie dei delegati al XIX e ultimo congresso del PCI, che ritroviamo la cifra del libro bello e alluvionale che Luca Telese ha dedicato alla svolta del 1989-1991. Da oggi in libreria con un titolo preso a prestito da Gaber (“Qualcuno era comunista”, Sperling & Kupfer, 22€) il giovane notista del Giornale e conduttore di Tetris dedica quasi ottocento pagine a raccontare la commedia umana, prima che politica, che travolse il comunismo italiano sotto la frana del muro di Berlino. Lo psicodramma che definì i binari comportamentali lungo i quali si sarebbe mossa la sinistra italiana nei vent’anni successivi. Sì, fino ad oggi. Perché anche se molti dei protagonisti di queste pagine sono ormai scomparsi o da tempo in silenzio, è impossibile non riconoscere in quel passaggio la fucina di molti dei modelli antropologici con i quali siamo alle prese ancora ai nostri giorni.

Tra gli elementi minori ma sempreverdi c’è ad esempio il protagonismo del “partito della satira che fa da pesce pilota al partito della politica”, come scrive Telese, con Michele Serra che assume dalla tribuna di Cuore il ruolo di guardiano ondivago della purezza morale insieme comunista e postcomunista. E quindi di colui che sfoggia disprezzo rituale per il riformismo migliorista a pochi mesi dalla svolta (“Se questa epoca storica pretende la scomparsa del comunismo, benissimo. Ci sono tante cose che possiamo fare, possiamo andare a pescare. Non possiamo però diventare quello che vuole Giorgio Napolitano, una sorta di partito repubblicano camuffato”, dirà nel marzo 1989 intervistato da Beppe Severgnini) ma che si precipita subito dopo a rassicurare il suo mondo  sull’opportunità della mossa di Occhetto (“Credetemi, compagni, è meglio così”, il titolo di un suo celebre editoriale dell’Unità). Ci sono poi i prodromi di quello che avremmo chiamato girotondismo, in quei mesi incarnati dall’ala più intollerante della Sinistra dei Club che con Paolo Flores d’Arcais vede nella svolta l’occasione per liberarsi sulla sinistra di ogni partito quale che fosse. Lo stesso Flores che già in quei mesi diffonde liste di proscrizione abbondanti ancorché ecumeniche: “Vorrei un partito in cui non ci fossero Chiarante, Borghini, Corbani, Michelangelo Russo, Lama e Ranieri, Ingrao, Tortorella e Magri”, avrebbe detto al Corriere della Sera nel luglio 1990 pensando forse di accelerare il rinnovamento ma finendo per calcificare la contrapposizione tra Sinistra dei Club e il nuovo partito che andava nascendo.

Ma tra i comportamenti di allora che suonano ancora familiari c’è naturalmente molto di più classicamente politico. Quel politico che Telese fotografa con la lente del collezionista dei piccoli gesti che parlano più dei migliori discorsi, e dunque con un metodo giornalistico che nel suo caso è figlio tanto del leggendario cannocchiale di Giampaolo Pansa quanto della spietata microveggenza di Francesco Merlo. Per centinaia di pagine seguiamo quindi le orme di coloro che Luciano Lama chiamava nel 1990 “i dorotei comunisti, quelli che danno poca importanza ai contenuti e pensano soltanto al potere”, capitanati da un D’Alema già in pista per il comando e impegnato a ricucire sempre e comunque tra le varie anime di un PCI in via di inevitabile frantumazione. O anche la fissità della pregiudiziale antisocialdemocratica che accompagnò tutto il corso della trasformazione dal PCI in PDS, la stessa che impedì al nuovo partito di scegliere la strada allora ancora vitale del socialismo europeo e che oggi Livia Turco ricorda con disarmante franchezza: “Io non avrei mai accettato una Svolta che fosse semplicemente socialdemocratica. Non avrei potuto accettare di abbandonare il comunismo per… così poco”. Così come nasce in quel frangente la frenesia con cui si scelse e si sceglierà di fondare nuovi partiti invece di dedicarsi al ben più difficile mestiere di elaborare nuove proposte politiche, mentre ritroviamo in queste pagine il ritornello “Questo non è un nuovo partito, ma un partito nuovo” che ha accompagnato fino alla noia la nascita del PD.

L’apocalisse comunista, raccontata da Telese con la stessa capacità ossessiva che ha fatto del suo precedente “Cuori Neri” un libro di culto per un pezzo negletto d’Italia, è dunque una galleria di grandi velleità e piccoli fallimenti. Sullo sfondo di uno psicodramma che avrebbe rappresentato l’ultimo grande spartiacque della storia della sinistra italiana, dopo il quale niente sarebbe più stato uguale a prima ma che ci avrebbe consegnato un dopo destinato a rimanere sempre uguale a se stesso. Un libro costruito sulla premessa sentimentale di una superiorità berlingueriana che non fa i conti con le tare precisamente berlingueriane di cui questa classe dirigente non si è mai liberata. Ma anche per questo un libro-miniera che non si può evitare di leggere, come la migliore introduzione al ventennale del 1989.

Andrea Romano – il Riformista

Luca Telese, QUALCUNO ERA COMUNISTA pp. 756 , Sperling & Kupfer

Luca Telese

Giornalista parlamentare ed ex portavoce del Partito della Rifondazione Comunista e poi nell’ufficio stampa del Movimento dei Comunisti Unitari, inizia la sua carriera collaborando con l’Unità, Il Manifesto, Il Messaggero e Il Foglio. Nel 1996 è assunto ne L’Italia settimanale, diretto da Pietrangelo Buttafuoco. Collabora anche con la società giornalistica “La Vespina” di Giorgio Dell’Arti. Nel 2003 inizia a collaborare con Vanity Fair.Dal 1999 al 2009 lavora per il quotidiano Il Giornale, occupandosi soprattutto di quanto avviene nella parte sinistra del sistema politico italiano e di spettacoli e cultura. Per lo stesso quotidiano dal 2007 ha seguito in particolare il Partito Democratico. Sebbene stesse lavorando per Il Giornale, quotidiano di proprietà della famiglia Berlusconi, il 21 agosto del 2008 Telese si definisce «un comunista italiano a lungo impegnato in un giornale di destra» . Il 14 agosto del 2009 lo stesso Luca Telese nel suo blog annuncia il passaggio da Il Giornale a Il Fatto Quotidiano, quotidiano diretto da Antonio Padellaro, edito dal 23 settembre, con cui collaborerà sino al giugno 2012. Dirige la collana “Radici nel Presente” della casa editrice Sperling & Kupfer. La collana dedica molta attenzione a vicende storico-politiche, «purgatorio infinito delle memorie indeterminate» con l’intento di illuminare «questa terra di nessuno così vicina e impervia, il nostro passato prossimo». È stato autore di alcune trasmissioni televisive (Chiambretti c’è, Batti & Ribatti, Cronache marziane) e conduttore del programma televisivo Planet 430, scritto insieme  a Lorenzo Mieli e Vittorio Zincone. Ha partecipato prima alla conduzione di Omnibus Estate e poi di Confronti su Rai 2. Dal 2007 conduce su LA7 il programma Tetris che intreccia politica e Tv. In radio ha condotto Tabloid, rassegna quotidiana tratta dalle pagine interne dei quotidiani Italiani di Radio3, in onda dalle 9.30 del mattino. Per due anni è stato, dopo averla anche saltuariamente condotta, il contraltare di Giuseppe Cruciani a La Zanzara. È stato allontanato nel 2010 dopo aver definito Emma Marcegaglia “una cretina” per via del suo atteggiamento omertoso sul caso Nicola Porro (il vicedirettore de Il Giornale intercettato telefonicamente). Insieme a Roberto Corradi è stato l’animatore de Il Misfatto, il supplemento di satira de Il Fatto Quotidiano su cui di solito scriveva un corsivo contraffatto con la voce dei protagonisti della settimana. Dal giugno del 2010, con Luisella Costamagna, conduce In onda, talk show di approfondimento serale di LA7 (nel settembre 2011 Luisella Costamagna viene sostituita dal vicedirettore de Il Giornale Nicola Porro) e dal 4 maggio 2011 Fuoriluogo su Current.

Nel giugno 2012 Telese lascia il Fatto Quotidiano. Rientrato in Italia dalla Francia, dove ha seguito le elezioni presidenziali, trova in prima pagina sul Fatto un titolo (“Parmacotti”) che celebra la vittoria a Parma del candidato del Movimento Cinque Stelle. Il giornalista contesta al quotidiano la scelta di fiancheggiare i grillini.

Contestualmente Telese annuncia di essere già al lavoro per fondare un nuovo quotidiano nazionale, Pubblico Giornale, il cui lettorato di riferimento sarà costituito dagli elettori principalmente di sinistra. Il primo numero di Pubblico Giornale è uscito in edicola il 18 settembre 2012.  L’esperienza si chiude però dopo tre mesi e tredici giorni dal primo numero.

Ha scritto sei libri: “La lunga Marcia di Sergio Cofferati” (Sperling & Kupfer 2003), “Lula! Storia dell’uomo che vuole cambiare il Brasile e il mondo” con Oliviero Dottorini – Castelvecchi 2003), ”Cuori neri” (Sperling & Kupfer 2006), “Qualcuno era comunista” (Sperling & Kupfer 2009), “La marchesa la villa e il cavaliere” (Aliberti 2011) e “Gioventù amore e rabbia” (Sperling & Kupfer 2011. Sempre per la Sperling cura una collana, “Le radici del presente”, che si occupa di raccontare il passato prossimo dell’Italia. In uno dei volumi, “Vite ribelli” ( 2007), ha pubblicato un racconto sul terremoto di San Giuliano. In una raccolta della Cairo Editore, “Ti amo ti ammazzo”, ha raccontato a modo suo, la storia de “La Marchesa a luci rosse” ( Anna Casati Stampa).

In un’altra antologia “ Invito alla festa con delitto” (2004) è stato pubblicato “L’Uomo che voleva uccidere Palmiro T.

  

Andrea Desole

Nasce a Sassari il 19 ottobre 1966. Fin dalla giovane età respira aria di musica e cultura teatrale, provenendo da una famiglia da sempre interessata e partecipe agli interessi culturali della propria città. Frequenta le medie presso il Conservatorio di Musica L. Canepa di Sassari studiando, come strumento principale, il pianoforte. Da sempre dotato di una vocalità interessante, approfondisce la pratica frequentando, già quindicenne, i primi corsi di musica jazz e canto che sono tenuti a cura dell’ARCI cittadina.  Da subito le sue doti sfociano nelle prime esibizioni dal vivo con i primi compagni di avventure musicali, appassionandosi alla ricerca e alle contaminazioni tra musica colta e popolare. Scelta che, nella seconda metà degli anni ’80, lo porta a fondare, con Uccio Soro, Paolo Zannin, Massimo Cossu e Giancarlo Longoni, il gruppo degli ICE. Nel 1987 partecipano e vincono il Festival di Castrocaro con brano “MERE MANNA” .

Nel 1988 partecipano al Festival di Sanremo col brano “MAMA” entrambi scritti da Piero Marras e da loro rielaborati. In contemporanea firmano il primo contratto discografico con la RICORDI. Da lì seguono numerosissime partecipazioni a programmi televisivi nazionali suscitando vivo interesse da parte della stampa nazionale ed estera, oltre ad un’intensa attività Live. Con gli ICE, tournee dal vivo fino al 1992. Terminata l’esperienza ICE, prosegue sia come artista solista sia come autore di musiche e testi per se stesso e per diversi artisti isolani. Nel 1994 /95 è Lead Vocal dei CENTO, storica band sassarese. Nel 1998 entra a far parte dei PERICOLO GENERICO: band prettamente dal vivo con la quale si esibisce nei migliori locali italiani con un repertorio che spazia nella musica internazionale, fino al 2007. Nel 2009 produce artisticamente i “WHITE SUNSET” giovanissima band che porta alla vittoria del concorso nazionale “Italia Wave Love Festival” (Premio FAWI come miglior Band Emergente d’Italia). Nel 2010/12 collabora e partecipa al progetto e spettacolo “El Barbaro del Ritmo” con l’Orchestra Jazz in Sardegna diretta dal Maestro G. Agostino Frassetto. Come arrangiatore, vocalist, tastierista collabora nei vari anni con tutte le maggiori produzioni discografiche isolane tra cui: Piero Marras, Bertas, Orchestra Jazz in Sardegna, Cento, Tressardi, Falò, Arcano, Andreana Demontis.